Spalletti come Obama? Yes, we can…

di Luciano Oggiano, pubblicato il: 25/09/2018

La rabbia e l’orgoglio, non solo un libro…

E’ tornato il sereno all’Inter, o delle vittorie con Tottenham e Samp dobbiamo pensare si tratti di un revival di storica pazzia, scaturita solo da un moto di rabbia (orgoglio?) per le precedenti delusioni? Fosse anche solo così, che prosegua, perchè sappiamo tutti che vincere è la miglior medicina per guarire buona parte dei mali, a partire dalla testa. Che esistano poi aspetti da analizzare e correggere, è altrettanto vero, ma qualcosa pare effettivamente aver preso a girare in senso positivo, oltre alla determinazione finale vista contro la Sampdoria. Squadra tesa ad agguantare a tutti i costi una vittoria già sfumata due volte per sentenze (corrette) del VAR, finalmente usato a ragion veduta, e obbiettivo nuovamente raggiunto. Ma la nota forse più positiva, a dispetto dell’assurda giornata di squalifica, sta nel “gool” liberatorio di Spalletti a mostrare le zanne che simbolicamente vorremmo mostrasse più spesso, e ci ha dato segni chiari di una volontà di riscatto che sia lui che i giocatori sembrano aver intrapreso. Come si fossero ricompattati guardandosi negli occhi e sentendo il mister recitare, alla maniera di Obama, “YES, WE CAN!”

Stasera a caccia di conferme

Turno infrasettimanale, affrontiamo una Fiorentina reduce da buona prestazione e vittoria contro una Spal ridimensionata, ma comunque battagliera. Le conferme dell’Inter si attendono soprattutto dal settore nevralgico della difesa, dove migliorano di tono e intesa Skriniar, D’Ambrosio e dove si attende l’innesto definitivo di un altro vicecampione mondiale, Vrsaljko. Nel frattempo, anche Miranda e Asamoah, oltre l'”epic Brozo“, hanno offerto spunti confortanti e si confermano buon punto di riferimento, nonostante qualche sbavatura. Il problema rimane il reparto avanzato, sia per le condizioni di forma ancora non ottimali di Nainggolan (ma sa comunque fare il cecchino), sia per la persistente difficoltà a trovare il gol. Non tanto per il digiuno di Icardi (Eurogol in Champions a parte) , ma anche per i pochi palloni giocabili che ancora gli arrivano dalle corsie esterne. Perisic deve essere più presente e continuo, Candreva si sta riavvicinando a rendimenti più soddisfacenti, e soprattutto venga finalmente il turno di quel Lautaro ammirato in precampionato. Magari affiancandolo a Icardi, per trovare potenzialità che potrebbero diventare devastanti in una coppia,  parrebbe, ben assortita.

Lucidità, freddezza e fantasia cercasi

Lavorare meglio sulla lucidità e sulla precisione, in area, sottoporta. Si creano occasioni che meriterebbero miglior destino, ma che per precipitazione e mira approssimativa, spesso l’Inter butta al vento. Osare più spesso le verticalizzazioni, movimento senza palla e smarcamenti: una rete di passaggi insistita è proficua solo se sfocia in un lancio che sposta diametralmente l’azione di gioco. Liberare il campo a vantaggio di chi segue la trama, pronto a ricevere un passaggio decisivo.  Usare fantasia, che Spalletti non può inventare di botto in chi non ne possiede per natura, ma cercandone l’opportunità senza ansie. Si può sbagliare, ma anche rivelare decisiva una finta nel tiro, un tacco  (Quagliarella e Ibra insegnano, ma a pochi allievi),  una bordata da 40 metri se il portiere è fuori. Ovviamente cose riservate ad una condizione psicofisica ottimale, non solo alla tecnica ed alla classe dei singoli. In una squadra contratta, timorosa a causa di recenti sconfitte o dell’avversario, difficilmente affiora la giocata estrosa. Al contrario, le ali dell’entusiasmo e il feeling tra squadra, allenatore e pubblico sono la miscela ideale per innescare le giocate più imprevedibili e spettacolari. Chiediamo troppo? Per ora forse si, ma la strada pare più scorrevole e con essa anche il gioco ne trarrà vantaggio in fluidità, convinzione e, perchè no, anche in fantasia…


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