Ripartono i “casting”? Inter, tra vecchio inno ed il bisogno di normalità

di Mario Spolverini, pubblicato il: 24/04/2017

Inter, tra “casting” e bisogno di normalità

Con tutta probabilità la dissennata partita di Firenze segna il capolinea in casa Inter anche per il buon Pioli, l’ ottavo mister dopo il triplete triturato nel frullatore nerazzurro.

40 giorni fa dopo l’altrettanto incredibile 7 a 1 con l’Atalanta gli addetti ai lavori parlavano di lui come l’uomo che con la normalità e la semplicità  aveva saputo restituire una identità ad un manipolo di giocatori che con De Boer non era calcisticamente corretto definire squadra.

Oggi lo stesso allenatore è costretto a dire “questa non è la mia Inter” e i pennivendoli ci inzuppano il biscotto.

Ma né Pioli né i soloni dell’informazioni (né Mr.Zhang presumiamo)  conoscevano il fattore “C’è solo l’Inter”.

Cosa c’è di meglio di una continua sofferenza…..perchè per noi niente è mai normale, né sconfitta né vittoria…”recita quello che per qualche anno è stato l’inno ufficiale della squadra.

Dopo la notte di Firenze, un ulteriore conferma che mai strofe musicali furono più azzeccate.

In effetti se il concetto di sofferenza è ben presente ai tifosi nerazzurri, specie quelli over 50,  in ogni sua più ampia accezione, quello di normalità  è ancora tutto da definire.

Non guardiamo al passato, ma a cosa abbiamo davanti, cercando di individuare alcuni semplici parametri della normalità nel momento in cui  un club che ha aspirazioni di eccellenza  fa il casting per il nuovo mister.

Dovrebbe essere  normale che il prossimo inquilino della panca nerazzurra non venga scelto da un  agente-mediatore-uomo d’affari asiatico che  porti un suo rappresentato per fare un training sul calcio italiano ed un corso di lingua italiana a spese della società.

Dovrebbe essere  normale, con le potenzialità economiche di Suning, andare a cercare gli allenatori top che fino a ieri sembravano irraggiungibili a causa dell’entità dei loro compensi e non accontentarsi di quello che passa il convento.

Dovrebbe essere normale, dati compensi di cui si vocifera,  che uno di questi (Conte o Simeone,  tertium non datur) accetti la panchina nerazzurra anche dopo gli esiti di questa stagione; altrimenti perché l’ex CT dell’Italia avrebbe accettato il Chelsea fuori dall’Europa al termine di una annata del tutto simile a quella dei nerazzurri di quest’anno?

Dovrebbe essere normale che il nuovo tecnico venga selezionato perché saprà scegliere i nuovi acquisti non solo per caratteristiche tecniche ma anche  per l’apporto di personalità e leadership, in campo e fuori,  che saranno in grado di assicurare.

Dovrebbe essere normale che il nuovo tecnico abbia le idee chiare su cosa lo aspetta, sulla fame arretrata degli interisti, sulle aspettative della nuova proprietà, sulla rosa di quest’anno e su quella da costruire per l’anno prossimo, e anche  che sappia appendere qualche giovane pieno di sé all’attaccapanni dello spogliatoio per fargli capire che gente come Eto’o e Mandzukic hanno macinato il campo in su e giù sbattendosi come medianacci di una volta  per recuperare un palla che può diventare quella decisiva per il trionfo.

Insomma dovrebbe essere normale che Mr. Zhang ed il figlio Steven imparino alla svelta “C’è solo l’Inter”, non solo per cantarla ma anche e soprattutto per prendere rapidissimamente le decisioni più adeguate  per la panchina più impegnativa della seria A.


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