#Juveout, una provocazione scandalosa solo per chi ama il calcio malato

di Mario Spolverini, pubblicato il: 20/01/2019

Inter News: #Juveout, contro la conservazione dell’esistente

(Inter News #juveout) La campagna #Juveout lanciata provocatoriamente su twitter dopo gli episodi di Milan Juventus di Supercoppa sta ottenendo il classico effetto valanga. La domanda da farsi è cosa rappresenta questo hashtag?
#Juveout è’il bambino che grida che il re è nudo, sono i gilet gialli che amano il calcio e una volta tanto riescono a dirlo ad alta voce negli Champs Elysee dei social, è lo studente che da solo ferma la colonna di carri armati in Piazza Tienanmen. Inutile banalizzare, disprezzare, denigrare per chiudere la bocca a chi ha avuto l’ardire di spezzare il velo di ipocrisia.

Non capirlo significa girare la testa da un’altra parte nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore, forse la più probabile, significa che il pericolo dell’hashtag è stato compreso subito da chi ha nella conservazione dello status quo l’unico interesse. Nello stagno maleodorante del calcio italiano attuale molti trovano ragione di vita e di lucro, al bando dunque a tutte le voci che chiedono novità.

Non è un’alibi

#Juveout è l’alibi degli sconfitti ha scritto qualcuno, invitando a smetterla di guardare a Var e fuorigiochi perché la Juve è troppo più forte ed il gap non si chiude con i lamenti ma con le capacità delle società rivali di emulare la società bianconera. Qualcosa di vero in questa teoria c’è. Sarebbe davvero opportuno smettere di azzannarsi ad ogni rigore concesso ai bianconeri o ad ogni fuorigioco inesistente fischiato all’avversario di turno. Il problema non è questo, queste sono solo le conseguenze del problema vero.

Quando il saggio indica la luna lo stolto guarda il dito, recita un famoso proverbio cinese. Smettiamo dunque di guardare il dito perché la luna è da un’altra parte. La luna è un mix di situazioni che la Juventus ha saputo abilmente creare per montare un palcoscenico dove essere protagonista unica ed indisturbata. La FIAT sponsor della FIGC, della quale fa parte l’AIA (Associazione Italiana Arbitri), la causa contro la stessa Figc di oltre 400 milioni di euro quale risarcimento per i presunti danni di Calciopoli, Agnelli presidente dell’Eca, il Presidente della Lega che si augura che la Supercoppa sia la prima di una lunga serie di vittorie internazionali, come se la Roma fosse una squadra del Burkina Faso. E’ la cornice che lascia attoniti, prima e più del dipinto.

Scandalizzarsi è bello

Nessuno discute la superiorità tecnica dei bianconeri, nessuno mette in dubbio il merito nella conquista dei sette scudetti e neanche dell’ottavo. Ma proprio per questo ogni errore plateale a loro favore diventa un’offesa sanguinosa alla passione dei tifosi, una ferita inferta sadicamente a chi non può nuocere.

In un paese dove i detentori dell’intellighenzia, dal caldo dei loro salotti, rimproverano sempre al popolo bue di non riuscire più a scandalizzarsi, perché tanto ostracismo di fronte ad una richiesta di equità? Equità, si, ovvero eguali condizioni di partenza per tutti, analogia nei trattamenti, questo chiede il popolo di #Juveout. Per amore del calcio, per ritrovare quei presupposti di eticità in nome dei quali tutti corrono sapendo di poter ambire a vincere, pur sapendo che da anni i migliori sono loro e che loro vinceranno ancora.

Come avviene in tutto il resto d’Europa. In Germania dal 2012 allo scorso anno il Bayern ha vinto 6 scudetti di seguito senza che mai, mai si sia levata una sommossa per denunciare i privilegi dei bavaresi. Un premio Nobel della letteratura, Albert Camus, ha scritto che “non è la ribellione ad essere nobile ma quello che esige”. Parole che bastano ed avanzano per far sentire nel giusto chi ha inventato #Juveout e a chi ne condivide le ragioni.


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