Inter, da Paolo Condò una lezione di interismo, per Suning e per tutti

di Mario Spolverini, pubblicato il: 07/08/2021

“…La strada di Zhang è senza ritorno. E va tolto il nome Suning dalla Pinetina e lasciato solo Moratti. Per decenza”.

Parole non dell’ultimo tifoso nerazzurro bensì di Paolo Condò, uno che di Inter parla in maniera lucida (come al solito) ma laica, senza il tarlo della passione, da giornalista attento e profondo conoscitore delle sensibilità del mondo nerazzurro.

E proprio per questo parole ancor più sanguinose sulla pelle di chi ama l’Inter.

Condò sa bene cosa rappresenti il nome dei Moratti per gli interisti, sa che Angelo realizzò la Pinetina per dare alla squadra un’ infrastruttura  all’avanguardia per quell’epoca, sa che Massimo ha vissuto lì le ore più tremebonde della sua gestione. Un sancta santorum dove fioriscono schemi tattici e rapporti umani più o meno amichevoli,   violato dalle telecamere solo sui campi d’allenamento e da qualche storia social molto discreta di qualche giocatore.

Attenzione, nessuna ipocrisia, quando gli Zhang cacciarono diversi milioni di euro per mettere il marchio Suning sull’insegna di Appiano Gentile tutti esultarono (i tifosi), tutti  li lodarono  per la sponsorizzazione (i media), tutti felici e contenti. Dimenticarsene oggi  è facile ma tipico di gente da 3 soldi, chi lo fa merita solo indifferenza.

Oggi le cose sono cambiate radicalmente. La decenza citata da Paolo Condò non riguarda le condizioni economiche di Suning, il covid ha colpito duro, c’è chi ha retto e chi no, soprattutto se il governo cinese prima ti impone di partecipare a certe operazioni e poi ti blocca ogni possibile contributo ad una tua azienda, anche se al di fuori del core business.

La decenza violata da Suning sta nel comportamento di questi ultimi mesi, nelle promesse non mantenute, nel non metterci la faccia come ha fatto Laporta per annunciare la fine del rapporto con Messi. Sta nel rifugiarsi di nuovo in Cina mentre la barca nerazzurra avrebbe bisogno oggi più che mai di un nocchiero sicuro. Sta soprattutto nello smontare pezzo per pezzo una squadra vincente per limare i debiti e riuscire poi a vendere la società senza bagni di sangue. Attività tipica di quel capitalismo finanziario senza peli sullo stomaco ben conosciuta nel mondo occidentale, dipinto  da Oliver Stone con il suo Gordon Gekko.  Evidentemente Wall Street deve essere piaciuto molto anche in Cina, assai poco con tutta probabilità a casa Moratti, eredi di un capitalismo lombardo impregnato di umanesimo e solidarismo.

Quindi in poche parole per Paolo Condò oggi Moratti e Suning non possono stare nella stessa insegna né nella stessa frase. Una lectio magistralis di interismo degna del miglior Peppino Prisco, senza l’ironia dell’avvocato ma egualmente pungente. Per chi si innervosisce quando sente parlare di interismo si consigliano corsi di cucito e ramino.  Amala


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