Il boss lo fece picchiare per punirlo, il “Muro” nerazzurro nacque così

di Mario Spolverini, pubblicato il: 23/03/2019

INTER SAMUEL – Leader non si diventa a suon di foto, di simboli più o meno visibili e neanche di gol. Leader si nasce, bisogna averla già nel cordone ombelicale la capacità di imporsi sugli altri per diventarne guida credibile e rispettata. Ci sono leader di cui quasi non si conosce la voce, eppure hanno dominato spogliatoi, squadre, intere epoche in qualsiasi posto abbiano giocato.

Walter Samuel è uno di questi. Moratti era solito dire di lui di averlo sentita parlare non più di tre volte, le sue interviste sono facili da trovare quanto un gatto vivo sulla tangenziale.
Una delle rare volte in cui si è aperto ai giornalisti, ha raccontato un episodio della sua giovinezza. “Quando ero ragazzino, fermai in scivolata il figlio del boss del mio quartiere. Il giorno dopo mi picchiarono gridandomi che non sarei mai diventato qualcuno. Dopo qualche anno li vidi sotto il pullman dell’Argentina che gridavano il mio nome. Una delle soddisfazioni più belle della mia vita.” Ecco, The Wall è tutto qui, in questo fotogramma del suo passato.

Inter: Samuel decideva lui, anche contro la sorte

Samuel non parlava, cuoceva. Ogni tanto il suo amato asado, con gli altri argentini protagonisti di quell’epopea. Tutte le domeniche rosolava invece i suoi avversari ed i loro stinchi, con il ghigno ancor prima di entrare in campo, poi con il talento e la sua straordinaria capacità di far capire, con le buone o con le cattive, che da quelle parti non era aria.
E quando la sorte gli si metteva contro, era comunque lui a decidere come e quando. Nel derby del dicembre 2007 stava inseguendo il giocatore forse più forte del mondo in quel momento, Kakà. Sul cambio di direzione del milanista il ginocchio di Samuel fece crack, il crociato lo salutò. Ma il Muro restò in piedi, chiuse la volata del fuoriclasse brasiliano verso la porta nerazzurra, permise il recupero di Cambiasso e solo dopo stramazzò a terra.
La dimensione umana e tecnica di certi campioni è tale che non c’è neanche bisogno di tante parole, di tanti ricordi per conservarla come un bene prezioso.
Come le stagioni, anche gli argentini non sono più quelli di una volta. Buon compleanno Walter.


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