Delusione Inter: dopo l’Udinese programmi da rivedere. Ora si fa così…

di Giovanni Gallo, pubblicato il: 18/12/2017

Indice dei contenuti

1 Delusione Inter. Inter-Udinese ha fatto scattare l’allarme in casa nerazzurra. Bisogna rivedere le strategie. Ora o mai più…2 Gran lavoro di Spalletti3 Oltre ogni aspettativa4 Sostituti non all’altezza5 La maturazione che non arriva6 Poca personalità Cancelo7 Timido Dalbert8 Spalletti moderatamente insoddisfatto9 Caro Zhang, ti scrivo…Delusione Inter. Inter-Udinese ha fatto scattare l’allarme in casa nerazzurra. Bisogna rivedere le strategie. Ora o mai più…

Delusione Inter. La partita di sabato contro l’Udinese rappresenta per l’Inter un inedito in questa stagione. Alla 17ª giornata, infatti, arriva la prima sconfitta. Chi crede nella cabala dia pure la colpa al 17, ma i perché di questa battuta d’arresto sono da ricercare altrove. E soprattutto sono figli di scelte che vengono da lontano.

Gran lavoro di Spalletti

Ora, saremmo poco onesti intellettualmente se dicessimo che l’Inter è stata progettata per vincere lo scudetto, anche perché con la rosa striminzita a disposizione di Spalletti sembrerebbe un affronto verso chi ha speso molto più di noi e ha un arsenale più fornito. Ma, dal momento che i nerazzurri si sono trovati in vetta, in virtù del rimarchevole lavoro del tecnico di Certaldo, un pensierino per una volata finale a giocarsi il tricolore con le altre l’ha fatto ogni interista.

Oltre ogni aspettativa

Delusione Inter. La verità è però che l’Inter è andata al di là di ogni previsione. Ha vinto partite lottando con le unghie e con i denti, tirando fuori, nei vari frangenti della stagione, carattere e determinazione. La squadra ha recepito subito cosa il tecnico vuole e l’ha messo in pratica.
Ma non c’è dubbio che la campagna acquisti estiva ha in parte deluso le aspettative. I nomi circolati erano ben altri. Invece, certi della capacità di Spalletti e della solida struttura societaria, ci siamo convinti che avremmo fatto un campionato all’altezza. Così è stato finora. Ma non sarà più così.

Sostituti non all’altezza

La coperta è troppo corta, mancano delle pedine in grado di far rifiatare chi ha giocato finora. Perché i nuovi, a parte Vecino, Borja Valero e Skriniar, non hanno ancora convinto. O meglio: hanno avuto poche occasioni per farlo. Ma, se Spalletti quelle occasioni non le ha concesse, un motivo ci sarà: lenta capacità di adattamento al campionato italiano, gioco diverso rispetto al club precedente, pressione alle stelle in casa nerazzurra, storia e tradizioni del club più grandi delle qualità dei nuovi arrivati.

La maturazione che non arriva

Delusione Inter. Quale che sia il motivo del fallimento di questi giocatori, non spetta a noi chiarirlo. Noi ci limitiamo a registrare che, finora, Karamoh (classe ’98) non è in grado di dare il cambio a Candreva e che Dalbert e Cancelo, corpi estranei, non sono meglio di D’Ambrosio, Santon e Nagatomo. Fine dei giochi.
In parte ciò lo avevamo intuito quando, arrivati agli ultimi giorni di mercato senza il grande nome, accettammo con rassegnazione il materiale messo a disposizione della squadra. Adesso i timori si fanno certezze.

Poca personalità Cancelo

Lungi da noi voler far ricadere il peso della responsabilità su un ragazzo come Karamoh, non spetta a lui a dover fare la differenza. Qualcosa in più, invece, ce la saremmo aspettati dai due terzini, che non hanno certo brillato in personalità. Cancelo sa attaccare come pochi, cross preciso e aria nei polmoni da vendere. Ma non è abile a difendere, un handicap che nel campionato italiano non è ammesso. Ce la farà il portoghese a imparare a fare una diagonale difensiva come Cristo comanda e guadagnarsi il posto da titolare? Vedremo, uno come lui potrebbe risolvere un sacco di problemi e regalare gioie ai nerazzurri, ma solo se la smette di bivaccare in quel limbo dove non sei né carne né pesce, né ala né difensore.

Timido Dalbert

Dalbert ha fatto un percorso simile per risultati ma opposto per come poi si è materializzato. Arrivato con l’etichetta del nuovo Roberto Carlos, l’ex fruttivendolo sembra aver dimenticato tutta la spavalderia offensiva e la pericolosità che avevano caratterizzato la sua permanenza al Nizza. Forse per timore, per eccessivo zelo derivante dalla paura di sbagliare, il brasiliano si limita al compitino, pure con qualche sbavatura, superando pochissime volte la metà campo e tentando la sovrapposizione con Perisic ancora più di rado.

Spalletti moderatamente insoddisfatto

Delusione Inter. Visto dove ci troviamo in classifica, la dirigenza non può non mettere in campo una strategia di rafforzamento della rosa. E, a meno di un ormai improbabile cambio di passo dei giocatori citati, l’unico modo che abbiamo per competere è quello di tornare sul mercato. Senza andare nel dettaglio facendo nomi, perché questo è compito della società, due, tre innesti di valore andrebbero a completare la rosa, dando a Spalletti quelle alternative che, davanti ai microfoni, con discrezione, fa intuire, lanciando piccoli segnali di insofferenza. Il tecnico ha parlato velatamente di mancanze e di miglioramenti necessari in alcune zone del campo.

Caro Zhang, ti scrivo…

La preghiera che ci sentiamo di inoltrare a Zhang è quella di compiere uno sforzo economico per portare ad Appiano giocatori validi, che sposino il nostro progetto e siano pronti ad assaltare lo scudetto. Tenendo conto, però, che il nostro obiettivo è la qualificazione in Champions.
Siamo a un bivio. La strada giusta da imboccare per non ritrovarci a maggio con rimpianti è intervenire sul mercato nella imminente sessione. Adesso ci giochiamo la stagione. Dal modo in cui Ausilio e Sabatini opereranno in entrata e uscita dipenderanno le sorti dell’Inter. Sia ben chiaro questo: ai tifosi, quanto a Suning. Ora per non piangere dopo. Ora o mai più.


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