Inter & Champions, il male va estirpato alla radice: via i responsabili. Ecco chi sono

di Giovanni Gallo, pubblicato il: 05/05/2019

Era il 17 marzo quando l'Inter vinceva il derby per 3-2 contro il Milan, consegnando ai tifosi la gioia della stracittadina e qualche certezza in più sulla conquista della zona Champions. A un mese e mezzo di distanza le cose sembrano letteralmente cambiate. La squadra vivacchia, si accontenta di pareggini, inframmezzati qua e là da qualche exploit estemporaneo. Ma nei fatti il terzo posto mantenuto lo si deve più ai demeriti degli altri che non ai meriti dei nerazzurri.

Dicevamo del derby, da allora abbiamo affrontato in successione la Lazio a San Siro e abbiamo rovinosamente perso per 1-0; una gara nata sotto un'altra stella e che avrebbe dovuto consegnarci un posto al sole, ma che invece ci espone ai venti gelidi di bora e tramontana. Primo match ball sprecato. La volta successiva, nel turno infrasettimanale, arriva un roboante 4-0 in casa del Genoa che calma le acque e tranquillizza i critici. Ma quando poi si dovrebbe affondare il colpo e rispedire le altre all'infermo, contro l'Atalanta arriva uno scialbo 0-0 a San Siro e ritornano i diavoli a fare pentole senza coperchi.

Uno spiraglio di luce arriva contro il Frosinone: vittoria esterna per 3-1 al “Benito Stirpe”. Ritornano i sorrisi e gli scettici si mettono in tregua diplomatica. Il turno successivo a San Siro si presenta la Roma di Ranieri, contro la quale non si va oltre l'1-1. Uno scontro diretto da vincere, per allontanare i capitolini, che si trasformerà, invece, nell'ennesima occasione sprecata. Secondo match ball contro una diretta concorrente mandato alle ortiche. Il 27 aprile è la volta della Juventus, che arriva a Milano senza l'assillo dei 3 punti, in quanto già campione d'Italia. Ovviamente i bianconeri non fanno sconti e a Nainggolan risponde Cristiano Ronaldo. 1-1 il finale, il solito pareggino e terzo match ball nemmeno preso in considerazione

Fino a ieri sera, la gara di Udine. L'Inter per la Champions, i friulani per la salvezza. In qualche modo uno scontro diretto tra due squadre che hanno due obiettivi importanti. Il solito pareggino, 0-0 noioso e tanti saluti alla gara della svolta. Intanto l'Atalanta, che oggi fa visita alla Lazio – entrambe interessate alla zona che conta – e che potrebbe, in caso di risultato positivo, ulteriormente avvicinarsi.

In otto partite, l'inter ha racimolato tre vittorie, una sconfitte e quattro pareggi. Delle vittorie la più prestigiosa è stata quella del derby: anche se sappiamo che questa è una partita a sé, dove non conta il gioco, i valori in campo, ma sono una serie di condizioni, a cominciare dall'orgoglio e dalla propria storia, che incidono sul risultato finale. Dunque, possiamo anche dire che quel successo sia stato frutto del caso e delle componenti extra calcistiche. Delle altre due vittorie, Frosinone ed Empoli, fra un po' non si troverà traccia neanche negli almanacchi.

Poi una serie di gare deludenti, che iniziano con la sconfitta contro Lazio in casa e dai pareggi con Atalanta, Roma, Juve e Udinese. 13 punti in otto partite, quando il massimo è 24, non sono malaccio, ma nemmeno un prodotto da Champions. Un ruolino di marcia abbastanza preoccupante, perché è sintomo di una squadra senza carattere. Cioè, quando si dovrebbe fare il salto di qualità manca la forza per affondare il colpo. C'è paura, non c'è personalità. Ed è stato ampiamente dimostrato dall'incapacità di fare risultato nei momenti cruciali. La differenza tra una provinciale e una grande squadra sta tutta qua. Se non si alza il livello, se non si matura in questo senso, ogni anno sarà buono per i rimpianti.

Analizzati questi dati, a ragione possiamo dire che in società devono interrogarsi seriamente su cosa non abbia funzionato. Spalletti è un bravo professionista, ma evidentemente ha le sue responsabilità. Quando dovrebbe mettere la quinta, anche lui, scala in quarta. Alcuni giocatori, vedi Perisic, sono costantemente sotto gli standard. Ci sarà da lavorare per tappare la falla e ripartire in linea con gli obiettivi che competono. Non ci sono più scusanti, niente più appelli. Le prossime partite, Chievo, Napoli (difficilissima) ed Empoli devono portare almeno sette punti. Poi va estirpato il male alla radice: via chi non è da inter, via chi non ha dimostrato di dare quel qualcosa in più, necessario per poter ambire a traguardi ambiziosi.


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