Ivan Radovanovic è divenuto il nuovo punto fermo del reparto arretrato di Davide Ballardini al Genoa. A 32 anni l’ex Chievo Verona si è ritrovato in dote una ritrovata giovinezza e la possibilità concreta di allungare la sua carriera, da regista davanti alla difesa a centrale puro.
Il primo a tentare l’esperimento fu Thiago Motta, in un Genoa-Brescia 3-1 della passata stagione, in cui tuttavia il serbo non convinse l’ex calciatore dell’Inter e della Nazionale, tanto che fu sostituito a fine primo tempo. Ma le sue chiusure a testa alta, una struttura fisica imponente e soprattutto la buona capacità nell'impostazione dell'azione dal basso -pane quotidiano per un regista naturale come lui- hanno convinto anche Davide Ballardini a puntare su di lui in difesa, dal 2-1 con cui il Genoa sbancò La Spezia.
Da quel momento ben cinque clean sheet su sei (di cui uno a Bergamo contro l’atomico attacco atalantino), prima del 2-2 con il temibile Hellas di Juric. Equilibri sicuramente ritrovati per il Grifone, che oggi è tuttavia atteso dalla trasferta di San Siro, dove Radovanovic si ritroverà a battagliare contro le bocche di fuoco di Lautaro e, soprattutto, Romelu Lukaku.
Un Lukaku semplicemente immarcabile nell’ultimo periodo, formidabile specie in campo aperto come nel gol del 3-0 che ha chiuso il derby una settimana fa: “un giocatore da football americano”, l’ha definito Antonio Conte. Probabile che Ivan abbia faticato a dormire in settimana, facendo incubi sulla sfida con Romelu.
Il duello tra Radovanovic ed il belga sarà infatti una delle chiavi della gara: il serbo dovrà essere bravo a gestire le tempistiche di intervento, cercando di anticiparlo o quantomeno di farlo allargare sulla destra -come spesso capita a Big Rom-, tenendolo lontano dalla porta.
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