Vincono gli arbitri, Maurizio Pistocchi scrive il necrologio del VAR

di Mario Spolverini, pubblicato il: 03/01/2020

Hanno inventato il Var, lo hanno piazzato negli stadi, lo hanno fatto funzionare per 6 mesi. Quando poi si sono accorti che la gente vedeva troppo e dunque poteva giudicare, hanno iniziato a smontarlo pezzo per pezzo, come la carcassa di una Duna da rottamare. C’era da tutelare la discrezionalità di arbitri e guardalinee, mai convinti di dover cedere spazi di sovranità al mezzo tecnologico. I più svegli lo avevano capito fin dall’ aprile 2017, quando il Var stava partendo ma il  presidente degli arbitri Nicchi ammoniva già tutti su ciò che più gli stava a cuore: al di là della tecnologia ”la decisione finale sarà sempre dell’arbitro”.

La guerra sotterranea al Var, in Italia ed in Europa, è stata fatta a colpi di interpretazioni. Prima quella legata al “chiaro ed evidente errore”, in assenza del quale il mezzo tecnologico doveva restare muto. Poi la cervellotica gestione del fallo di mano, se  l’arto aumenta il volume, sopra le spalle si, sotto le ascelle no, raggio per raggio per 3,14. E in queste ore stanno smontando pure l’unico in caso in cui la tecnologia risolveva il caso con una risposta semplice, secca, univoca: è fuorigioco si o no? Non conta se di poco o di tanto, e fuorigioco, no, non lo è. Punto.

 E non lo diciamo noi, lo diceva nientepopodimenoche Pierluigi Collina il 29 giugno scorso presentando i mondiali femminili: “non importa che ci siano 2 o 20 centimetri, non esiste un piccolo fuorigioco od un grande fuorigioco”. In buona sostanza, secondo l’ex principe dei fischietti nazionali,  anche un minimo fuorigioco individuato con la tecnologia non poteva essere  ignorato.

Troppo per la casta arbitrale, non abituata a condividere le proprie decisioni con chicchessia, men che meno con una tecnologia e di certo per niente avvezza a sopportare l’onta del giudizio popolare dopo aver visto le stesse immagini che vedono i tifosi nello schermo.

L’epitaffio sulla tomba della tecnologia applicata al calcio lo ha scritto oggi Maurizio Pistocchi in un post da condividere pienamente: “ Il Calcio, come la vita civile, dovrebbe essere governato da regole certe. La discrezionalità è il modo attraverso il quale il Sistema vuole indirizzare i risultati al posto del merito. Il VAR -in coma da due anni, oggi è deceduto”.

C’era da riportare il potere in mano ai giudici dunque, non a quelle della giustizia. A poco a poco ci stanno riuscendo. Il Var è morto, viva il Var.


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