Inter, Mourinho ripercorre la leggendaria impresa del triplete

di Raffaele Campo, pubblicato il: 19/06/2019

Intervistato da “The Coaches Voice”, José Mourinho ha ripercorso il grande e indimenticabile successo con l'Inter nel 2010, quando vinse – nell'ordine – Coppa Italia, campionato e Champions League. 

Queste le dichiarazioni dello “Special One”: “Penso che sia molto importante, quando arrivi in un club, sapere cosa il club vuole e cercare di ottenerlo. La Champions League è sempre un punto di domanda perché i turni ad eliminazione diretta sono sempre imprevedibili e le avversarie sono sempre fortissime.  Ma il mio accordo con l’Inter era di continuare a dominare in Italia per il primo anno, vincere lo scudetto per la terza volta consecutiva e intanto cominciare a sentire la Champions League. E così ho aspettato i turni ad eliminazione diretta, siamo stati eliminati dal Manchester United e ho parlato con il club e detto al presidente Moratti  di cosa avevamo bisogno per passare al livello successivo. Il lavoro che ha fatto il club è stato fenomenale. In quell’estate, il mercato è stato fantastico. Abbiamo aggiunto giocatori fondamentali, alcuni giocatori chiave in una squadra che era stata incredibile per certi aspetti. E quindi ci siamo presentati alla Champions League con quell’ambizione. E ce l'abbiamo fatta“.

Di seguito: “Eravamo una squadra fenomenale difensivamente, ma sentivo che dovevamo portare la linea 20 metri più avanti per poter dominare e pressare più forti. Avevo un gruppo di difensori centrali fortissimi, ma nella fase finale della carriera. Avevo bisogno di velocità, era fondamentale per noi. Volevo Ricardo Carvalho, abbiamo tentato di tutto ma con il Chelsea non è stato possibile. E quindi con lo staff del club – e per questo dico che la semplicità è geniale e noi avevamo una struttura semplice – è subito uscito il nome di Lucio come giocatore perfetto perché era davvero veloce. Magari non tecnico come Carvalho, ma veramente veloce. E aveva ciò di cui avevamo bisogno“.

Poi: “L'arrivo di Sneijder? Dovevamo migliorare la nostra fase di passaggio a centrocampo. Avevamo giocatori fantastici a centrocampo, giocatori fortissimi come Stankovic, Zanetti, Muntari ma avevamo bisogno di dominare maggiormente il gioco, controllare maggiormente la palla. Avevamo bisogno di qualcosa di diverso e Sneijder è stato la chiave per noi. E poi in attacco avevamo perso Ibrahimovic ma abbiamo preso Eto’o e Milito. L’approccio è stato molto semplice e la squadra si è adattata subito. Non solo una squadra che dominasse la Serie A ma anche una squadra forte, cinica, intelligente che potesse reggere l’urto delle migliori squadre in Europa“.

Infine sulla partita della svolta e la Champions: “Non è stato semplice. Non siamo stati una squadra fortunata nei sorteggi, abbiamo iniziato con il Barcellona nel gruppo e poi agli ottavi il Chelsea e poi di nuovo il Barcellona, quindi, il Bayern in finale. E’ stata durissima ed è stata un’impresa per noi. Abbiamo rotto quel blocco psicologico, quei 50 anni (45 anni ndr). senza vincere la Champions. E l’Inter negli anni 80 e 90 era una grande squadra, ogni grande giocatore ha vestito la maglia dell’Inter in quel periodo. Tornando indietro nel tempo, i tedeschi hanno giocato nell’Inter: Matthaus, Brehme, Klinsmann. E poi Seedorf, Davids, e Ronaldo Nazario, Adriano. Ogni top player del mondo ha giocato per l’Inter, ma non sono riusciti a rompere quel blocco psicologico. Il momento chiave è stato l’ottavo con il Chelsea, la gente ha cominciato a credere che la nostra squadra potesse farcela. Siamo andati a vincere a Stamford Bridge e quella è stata la svolta di cui la squadra aveva bisogno“.


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