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Inter e Juventus: dalle guerre al quasi amici

Scossone, sconvolgimento, turbamento. Questi gli stati d'animo di milioni di tifosi nelle ultime ore. Dalla mezzanotte del 19 aprile 2021 nulla è come prima. È terminata un'epoca. Le persone se ne vanno, lasciano la stanza. Come quando una festa è giunta al termine. Si veste la giacca, si salutano gli amici, s'indossa il cappello e si esce. Mani nelle tasche, sguardo basso – tra il triste ed il dispiaciuto – e ci si incammina verso casa. Quale?

Domanda lecita. Perché in tutto questo panta rei di Eraclitea memoria un punto fermo non c'è. Alla stregua di ciò che avveniva nell'antichità. Lo narrava Omero nell'Iliade: bisogna prestare attenzione. Una moderna Troia – l'Olimpo europeo (UEFA e FIFA) – assediata dall'unione d'intenti tra Achille (Inter) ed Agamennone (Juventus). Eterni rivali, ma uniti per l'obiettivo: la conquista delle mura difese da Ettore e Paride (Ceferin ed Infantino).

Un'epica moderna, riadattabile alla perfezione all'attuale scenario del calcio europeo. Due club con storia e stile completamente diversi – agli antipodi – che in una notte d'aprile si ritrovano mano nella mano ad annunciare una svolta epocale per il mondo calcistico. Un'unità costruita nel tempo, fatta di business, opportunità d'espansione, acquisizione di diritti ed introiti. Dall'avvento della famiglia Zhang il rapporto con i bianconeri è stato, a poco a poco, ripreso.

Incontri, meeting, collaborazioni, condivisione di pensieri sullo sviluppo ed il futuro dell'economia calcistica. Lontani i tempi delle sommosse popolari sotto la presidenza di Thohir. Quando all'ultimo respiro venne bloccato lo scambio tra Guarin e Vucinic, con buona pace dei bianconeri. Correva l'anno 2014. Solo 7 anni fa. Tutto era stato apparecchiato a dovere, ma il Presidente blocco tutto. Troppo forte fu la reazione del tifo nerazzurro, tale da bloccare ogni canale di comunicazione. Un no secco e deciso. Basta. Stop. Fine. Da quel giorno in poi, però, tutto sarebbe cambiato.

Le discussioni su i campionati sono andate scemando, a Milano sono giunti Beppe Marotta – ex dirigente bianconero – ed Antonio Conte (ex tecnico e giocatore della Juventus). I muri venivano abbattuti. Qualche screzio rimaneva, ma di poco conto se considerato all'interno dell'economia generale. Anno dopo anno sono cresciuti i punti d'intesa: spartizione dei diritti televisivi, partecipazione all'ECA, partnership commerciali, espansione del brand nel Mondo. Questo è il nuovo assetto che il Calcio – con la -c maiuscola – sta prendendo in questi ultimi anni. Le rivalità stanno via via scomparendo, rimanendo prerogativa dei tifosi. Gli ultimi baluardi in balìa della tempesta.

Ormai il romanticismo che avvolgeva questo sport – come in aurea dorata – sta svanendo, sostituito dal magico mondo degli affari. Pro e contro di questa visione sono ormai stati snocciolati in lungo ed in largo. Resta il fatto che dalla scorsa notte nulla è come prima. E nulla più lo sarà. Ci potranno essere cuciture, riavvicinamenti, ma nulla tornerà all'origine. La tregua tra il club milanese e quello comandato dalla famiglia Agnelli può suscitare scalpore, ma calza a pennello con la moderna concezione. Il denaro – moderno demiurgo – sta plasmando il presente e punta diritto al futuro. Tutto ciò è solo l'inizio. 

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