Correa: “Inter, un sogno”. E oggi la prima da titolare col Bologna

di Nicolò Toccaceli, pubblicato il: 18/09/2021

Intensa intervista a DAZN per Joaquin Correa, il quale ha raccontato tutte le sue sensazioni di queste prime settimane trascorse all'Inter: dal mito nerazzurro da bambino, al presente. Di seguito le sue parole.

Hai rievocato la doppietta di Recoba all'esordio.

“È stato bellissimo, perché è stata la mia prima partita: ci tenevo tanto a venire, è stato un giorno bellissimo. Poi mi hanno detto che questa cosa non succedeva da tempo, io ero felice per la vittoria”.

Nel 2012-2013 facesti una foto con Zanetti.

“Ero un bambino che voleva venire qua a tutti i costi. Era troppo importante per me: quando ho iniziato a giocare in prima squadra in Argentina avevo l'intenzione di venire in Italia, e l'Inter mi voleva. Ma per vari motivi rimasi là. Fu comunque un'emozione bellissima, ero un bambino che sognava di giocare qua”.

La leggenda narra di un tunnel a Walter Samuel…

“Non credo. Lui è con noi in Nazionale, si ricorda che venni qua, ma non ricordo nessun tunnel, altrimenti avrei avuto qualche graffio…”.

È importante per te ritrovare Inzaghi?

“Sì. Era già importante venire qua, la sua chiamata ha fatto sì che non ci fossero altri dubbi. Da quando sono arrivato mi sono sentito subito a casa, mi hanno fatto capire cos'è l'Inter, la responsabilità che abbiamo noi giocatori. La maglia è molto importante, e io sono contento. Giocare con gente così forte rende tutto più facile: ti fanno divertire, non vedo l'ora di continuare a giocare e di trovarci bene insieme”.

Che giudizio dai della tua esperienza a Roma?

“Mi sono trovato bene, abbiamo vinto e abbiamo fatto bene. Ma anche qua mi sto trovando benissimo: i compagni mi danno fiducia, e questo è importantissimo per un giocatore che arriva da un'altra squadra italiana. Mi hanno accolto alla grande. Ho cambiato parecchio il mio modo di giocare: l'esperienza a Siviglia mi ha fatto capire tante cose, così come quella in Nazionale”.

Il Milan è la tua vittima preferita.

“Speriamo di continuare. Pensiamo alla prossima, cercherò di fare il massimo e regalare gioia alla gente”.

Sarà un campionato equilibrato…

“Sì, sarà dura, ci sono tante squadre ad un ottimo livello: sono almeno cinque le squadre che possono lottare per il vertice. Nel campionato italiano non si sa mai come va a finire, ma noi siamo comunque fiduciosi”.

All'Estudiantes hai incontrato Veron.

“Lui è stato molto importante. È stato mio compagno, mi ha aiutato molto. Là c'era una grande mentalità, che ti fa crescere come uomo oltre che come giocatore. Sei più semplice in tante cose: io lo ringrazierò sempre per quello che mi ha dato”.

Se ti dico Juan Bautista Albertin, cosa ti viene in mente?

“È casa mia. È una città piccolina: sono nato e cresciuto lì, mi fa sempre piacere tornare. I miei genitori sono ancora lì. Da piccolo giocavo a calcio tutto il giorno: mia madre veniva a prendermi la sera per mangiare, perché stavo sempre fuori. La mia passione è nata dalla strada, giocando con i miei amici. Nessuno della mia famiglia giocava a calcio, è una cosa mia, da sempre. Siamo cresciuti con la figura di Maradona, ma nel percorso della mia carriera è stato bello poter ammirare Messi. Vuoi imparare da questi fenomeni, ho sempre avuto grande amore per i dieci argentini”.

Quali sono i tuoi obiettivi ora?

“Voglio vincere qua. Arrivare all'Inter è stato un sogno, voglio vincere qui e con l'Argentina. Cerco di pensare agli obiettivi più vicini, per essere più concentrato”.

Ci puoi spiegare la tua esultanza?

“Una persona in Argentina diceva che andavamo in Europa e non avevamo sangue. La cosa è partita da un mio amico, abbiamo iniziato a fare quel gesto a calcetto, e poi è rimasto”.


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