Il Corsera ed i bimbi juventini, pedagogia da tre soldi

di Mario Spolverini, pubblicato il: 22/04/2019

INTER JUVENTUS – Il Corsera di ieri ha preso una strada diversa da tutti gli altri per sviolinare a dovere l’ottavo scudetto della Juventus. Troppo banale i punti, i numeri, i gol, la storia di questi anni post calciopoli. E allora perché non mettere in mezzo i bambini che, si sa, tirano sempre alla grande. Anche i cuori induriti dal tifo più esasperato palpitano quando si parla delle creature, tanto più se, come pensa l’autore, molti bimbi sono destinati a sofferenze indicibili a causa degli scudetti a ripetizione della Juventus.

Il teorema del Corsera è semplice. La Juve vince da otto anni, un ragazzino di quell’età o poco più ha visto vincere solo i bianconeri. Ergo diventano tutti juventini. Il teorema ha un fondo di verità, ripetendo uno schema giù vissuto ai tempi dell’Inter di Herrera che dominava in lungo ed in largo o del Milan plurivittorioso di Sacchi, o dell’Inter post 2006. Proprio per questo ci sono sacche enormi di sessantenni e ventenni interisti o di quarantenni rossoneri , la cui passione è nata proprio per il quadro cui si riferisce l’autore del brano.

Inter Juventus, i bambini ridono, anche quelli nerazzurri

Ma è lo sviluppo del concetto che dimostra falle evidenti. Rivolto ai club e forse anche ai genitori affranti, il Corsera si lancia in un allarme psico-pedagogico degna un insegnamento di Maria Montessori: “ Si preoccupino dei loro bambini che non sanno più sorridere come i coetanei juventini”. Iniziamo subito a rassicurare subito il dott. Dallera. I nostri bambini, almeno quelli interisti (e ce sono tanti Dallera, più di quanto immagini, se ne faccia una ragione) godono di umore alle stelle. I papà li hanno educati, svezzati, rassicurati. La Juventus non è l’orco cattivo che deve rovinare i loro sonni, è solo un incidente nella loro crescita. Come il compagno un po’ bullo che pretende di avere sempre ragione, loro dicono 37 ma gli scudetti sono 35, loro dicono “onestà, onesta”(ormai sono in troppi a dirlo a sproposito in questo paese) ma c’è sempre un VAR a provare che ….insomma le cose potevano andare anche diversamente in questi anni.

E come il compagno troppo disinvolto trova sempre qualcuno più disinvolto di lui che lo massacra di randellate, anche la Juve, storicamente, annualmente, con precisione svizzera, trova il super bullo europeo che fa giustizia. Quest’anno lo ha beccato in Olanda, ma anche gli spagnoli e i tedeschi gli hanno sempre cacciato in gola il sorriso beffardo.

Ognuno ha i bimbi che si merita

Caro Dellera, se lei fosse stato sui pullman degli Inter Club insieme a noi sabato pomeriggio, avrebbe visto i volti sereni e gioiosi di questi bimbi, fasciati nelle loro magliette nerazzurre, abbracciati ai loro papà sorridenti come non mai. Per la speranza di vittoria contro i giallorossi romanisti certo, ma soprattutto ricordando battute, bottiglie stappate, cori e tricchetracche lanciati al cielo martedì sera dopo Juve Ajax. Sono creature, non è reato di lesa maestà vero? Si può ancora pensare ad un tifo di sfottò sano e simpatico se viene dai bimbi, vero? Oppure no? Oppure i nostri figli si devono attendere le reprimende dei cattivi maestri come lei pronti a rimproverar loro che non si tifa mai contro una squadra italiana?

E avrebbe dovuto vederli questi pargoli, saltellare a San Siro come grilli impazziti cantando “Co…come mai, co come mai la Champion League tu non la vinci mai…” E il cuore del papà vicino a me che si è gonfiato come un palloncino quando il figlio Diego (come Milito, 9 anni di età, guarda un po’ la coincidenza) gli ha chiesto: “papà, ma domenica sera c’è la Juve, torniamo a cantargliela vero? “ . Il papà di Diego mi ha guardato, aveva gli occhi umidi per la gioia di avere un figlio così. Come dargli torto? Proprio vero, i figli so’ piezz’i’ core, dice in maniera meravigliosa il dialetto napoletano, ognuno ha i figli che si merita.

Pedagogia sbagliata

E, sempre per restare in tema di psicologia infantile, al Corsera è d’obbligo spiegare un’altra cosa. Presi dall’impulso della verve pedagogico-educativa avrebbero dovuto insegnare anche che tifare per il più forte non significa automaticamente essere il più forte, il migliore. Anzi, verrà il tempo della disillusione come insegna Giacomo Leopardi. Verrà, prima o poi, il tempo della sconfitte inopinate anche in Italia. E lì la tempra dei giovani che si sono sempre sentiti invincibili verrà messa a dura prova dalla realtà della vita.

Quando sulle loro deboli spalle calerà la spada del fallimento da sopportare, da elaborare, da trasformare, per poterlo superare sarà necessario il supporto della famiglia e magari anche del Corsera, visto l’antefatto. I bimbi interisti (come quelli che tifano altre maglie) non hanno questi problemi. La vita gli ha insegnato da subito che la sconfitta è una possibilità concreta, ma anche che dalla sconfitta occorre rialzarsi e riprendere il cammino. I nostri bimbi sono già temprati alle difficoltà. Sanno guardare in faccia la vita e prenderla a morsi, perché in fondo alla strada c’è sempre un giudice, c’è sempre un VAR. E quando succederà sarà bellissimo (cit.Beppe Severgnini).


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