(ID) Labate, pt.1: “Simoni nel cuore. Questa Inter come quella dei record”

di Gianfranco Rotondo, pubblicato il: 12/04/2021

All'interno dello speciale “Tango e Cash”, podcast de “La Voce Nerazzurra”, abbiamo avuto il piacere di avere ospite un interista d.o.c. come Tommaso Labate, giornalista italiano, che ha parlato della sua fede nerazzurra, dei suoi ricordi, insieme a Nico Spinelli e Nick di BausciaCafè.

Ecco le sue parole:

Su come è nata la sua fede nerazzurra: “Per motivi di famiglia. Mio padre era tifoso, ma non accanito. Dipende da dove nasci che è una questione di fortuna. Io sono nato al 37esimo piano di un grattacielo. Mio zio era interista, mai conosciuti come lui, è interista da morire, ma non riesce a vedere le partite dal 1985, la vede poi in replica. La segue sul televideo. Partita del cuore? La partita della mia infanzia, quella col Napoli che ci diede lo scudetto nel 1989. Ero con mio zio. Bucai la rete del pareggio, perché mio zio doveva guardare il televideo. Ricordo che era caldo, era una partita delle 16, e ricordo poi la punizione bellissima di Matthaus. Ricordo Galeazzi che intervistò Trapattoni. Ne seguì una coda di macchine, in Calabria sono quasi tutti juventini e noi facemmo una sfilata bellissima”.

Su Gigi Simoni: “Io sono legato a Simoni, dirò una cosa eterodossa, ma facendo le dovute proporzioni con i titoli, ho nel cuore molto più lui che Mourinho, proprio per il grande uomo che era Simoni. Lo sbaglio più clamoroso della presidenza Moratti. Giocammo con il Real Madrid a San Siro, vincemmo in campionato contro la Salernitana e tu mandi Simoni? E’ stato uno degli ultimi allenatori di un certo tipo, un po’ pane e salame. Io considero vinto lo scudetto del 1998, oltre che la coppa Uefa. Riuscì a mettere insieme una squadra con Colonnese che era stato alla Cremonese ricordo, Checco Moriero. Bellissimo”.

Sul confronto tra questa Inter con altre della storia: “L’Inter di Simoni ha avuto il destino intellettuale di una banda di mestieranti e Ronaldo. Degli altri, a parte Ronaldo, nessuno ha fatto meglio. Ma non c’entra niente con questa Inter che invece mi ricorda quella dei record. Barella-Eriksen sono molto simili a Berti-Matteoli. La coppia d’attacco è sovrapponibile a quella dell’Inter dei record, anche come movimenti. Qui abbiamo una falsa prima punta e una falsa seconda punta. A me ricorda in quei tratti del centrocampo, nella coppia d’attacco e un pochino anche nella difesa, quell’Inter. Le ali allora non c’erano. Bianchi e Hakimi sono completamente diversi. Però ricordo quello che fece Diaz con Serena ed è una cosa bellissima”.


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