Superlega vs UEFA: i tiranni si fanno la guerra, ma ne escono entrambi sconfitti

di Antonio Russo, pubblicato il: 06/06/2021

Il progetto Superlega, nato morto lo scorso aprile, continua ad essere argomento di discussione nei tavoli che contano del calcio europeo, e in particolare il presidente della UEFA, Aleksander Ceferin, sembra disposto a tutto pur di affondare definitivamente il progetto e i suoi principali ideatori: Juventus, Real Madrid e Barcellona.

Nelle scorse ore, il numero uno della UEFA ha sottolineato ancora una volta tutto il suo sdegno verso Andrea Agnelli, colpevole non solo di aver mentito fino all’ultimo sulla nascita della nuova competizione, ma soprattutto di aver agito contro gli interessi della maggior parte dei club europei, nonostante il suo ruolo di presidente dell’ECA.

Ad oggi, nove dei dodici club fondatori (tra cui anche l’Inter) hanno fatto dietrofront, a dir la verità più per ragioni politiche che per un reale ripensamento. Al netto di questo, i club in questione hanno fatto pubblica ammenda, e hanno accettato anche una multa effimera pur di ristabilire lo status di calma (apparente) precedente alla scissione.

Per converso, Juventus, Real e Barcellona continuano ad insistere sulla necessità di questa nuova competizione, anche se di facciata dichiarano di volersi confrontare con la UEFA sul futuro del calcio europeo. A livello puramente economico, le ragioni di questi tre club sono più che comprensibili, a maggior ragione dopo una pandemia che rischia di portare il movimento calcio al collasso nel giro di pochi anni. Il problema di fondo comunque resta in entrambi i casi: sostituire un “tiranno” con una oligarchia di dodici “tiranni” non sembra essere la soluzione migliore per salvare uno sport sull’orlo del baratro, sempre che l’obiettivo sia quello di salvare tutto il movimento e non solo i pochi eletti.

La possibile (forse probabile) esclusione dalla Champions League dei tre club sopracitati sarebbe una indiscussa prova di forza della UEFA, ma ormai il dado è stato lanciato. Lo scisma degli ultimi mesi non è altro che l’epilogo di un malessere generale nato molto tempo addietro a causa della malagestione del massimo organo calcistico europeo, e farà sicuramente seguito a nuove ribellioni nel prossimo futuro. La UEFA, se vorrà continuare a mantenere il ruolo di princeps del calcio continentale, dovrà per forza di cose andare incontro alle esigenze dei club affiliati, altrimenti la vittoria di oggi sarà solo l’anticamera del crollo di domani.


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