La lettera, l’ultimo errore di Icardi nerazzurro. Non bastano 8 volte amore

di Mario Spolverini, pubblicato il: 01/03/2019

INTER ICARDI – Se c’era un modo da evitare per tentare di riannodare il dialogo con società, allenatore e compagni era dare tutto in pasto ai social, ancora una volta. Non dovrebbe essere così difficile da capire, ma tant’è, Mauro ha sbagliato anche stavolta. C’era un solo modo, semplice e diretto, per cercare di ricucire, se ci fosse stata la volontà: un colpo di cellulare a Marotta, un caffè lontano da sguardi indiscreti, pochi minuti per capire come e dove andare a parare INSIEME.

La lettera di Icardi è tutto meno che un segnale di pace, tanto meno un segnale di debolezza. Icardi inizia a tentennare, sta perdendo certezze ha detto qualcuno. Non ci pare proprio. Al contrario, al di là del tono mellifluo, Icardi continua a sfidare la società giocandosi oltretutto la sua carta sul terreno a lui meno propizio, quello del sentimento, dell’amore.

8 volte amore, troppe per essere vero

Contatele, sono 8 le volte in cui compare la parola “amore”, un refrain quasi fastidioso al solo pensare al comportamento suo e della moglie nelle ultime settimane. Lo stesso amore per l’Inter che dopo la sconfitta interna con il Bologna voleva insegnare ai tifosi, restando subissato da una valanga di critiche.

L’atteggiamento dei tifosi nei suoi confronti è, probabilmente, l’unico particolare che ad Icardi importa di più. La lettera sembra buttata giù proprio con lo scopo precipuo di “pasturare” il tifo nerazzurro, di portarlo dalla sua parte in questa che lui ritiene essere una disfida sull’onore. Senza riuscire a capire che i tifosi tutto vogliono in questo momento all’infuori di altre parole messe al vento dei social. Tifosi che hanno visto Ronaldo e Boninsegna, Altobelli e Vieri, Eto’o e Ibra giocare senza fascia da capitano, con le infiltrazioni fino alle orecchie, senza mai proferire una parola contro nessuno.

Inter-Icardi: Il rispetto dei tifosi

L’amore è un sentimento gratuito, che si sente ripagato solo da altrettanto affetto. Un terreno scivoloso per chi da anni tempesta e reclama milioni di adeguamento un giorno si e l’altro pure. Nessuna invidia, solo il grande fastidio che la gente prova nel misurare tanta distanza tra i discorsi ed i fatti.

Mauro chiude la lettera richiamando e richiedendo rispetto.Adesso che è solo, con moglie e famiglia in vacanza, nel salone del suo attico milanese, si riguardi le immagini di due suoi gol, tra i più recenti. Quello nel derby e quello con il Barcellona, riguardi e risenta la gente di San Siro che urla il suo nome, si soffermi sui loro volti stravolti dalla gioia. C’è una forma di rispetto e di amore più grande di questa? I tifosi non sono la società, vero. Ma se c’è una componente cui il rispetto è dovuto sempre e comunque sono proprio i tifosi, gli unici a non richiedere né avere prebende in cambio del loro amore.

Lui e sua moglie il rispetto per i tifosi lo hanno messo da parte da tempo. Riaprano quel cassetto, riscoprano quel concetto e si regolino di conseguenza. Se ancora sono in tempo, se ancora esiste una possibilità.


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