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La Curva Nord: San Siro come il Vietnam

Vogliono lo scontro, sono alla ricerca di questo. L’atteggiamento della Curva Nord di ieri sera ed il comunicato di oggi non lasciano dubbi. Sono soli, se ne sono resi conto ieri quando San Siro ha sommerso le loro offese a Icardi sotto un uragano di fischi. Nel momento in cui hanno realizzato quanto fossero isolati non hanno desistito, hanno alzato il tiro sul pubblico. “Siete un pubblico di m***a, venite solo a San Siro” la loro reazione. Solo quando dagli anelli si è levato il coro “scemi, scemi…” hanno desistito. 

Tutto poteva finire li, e sarebbe passato velocemente nel dimenticatoio, in attesa di Inter Juve di sabato prossimo. Invece no. Lo schiaffo ricevuto dallo stadio intero di fronte alle telecamere e ai microfoni di mezzo mondo ha fatto male. La reazione di San Siro di ieri li ha colti di sorpresa e per questo la risposta odierna vorrebbe essere violenta, riuscendo però ad essere solo ridicola.

Se ne escono attaccando “i gobbi mancati” che hanno contestato la loro contestazione, invitando chi non condivide la loro posizione ad abbonarsi allo Stadium juventino. Il passaggio del comunicato della Curva lascia stupefatti per i toni e per l’insulsaggine.

Chi si spaccia per tifoso della Beneamata e si sente frustrato dal bisogno di risultati, può serenamente abbonarsi allo Stadium dove la dignità non sta certo di casa e magari otterrà più soddisfazioni, noi invece siamo l’Inter e come spesso cantiamo … TU PER NOI PUOI VINCERE E POI PUOI PURE PERDERE, TANTO SIAMO SEMPRE CON TE”.

Mettere in contrapposizione la legittima aspirazione di milioni di tifosi a vedere l’Inter raggiungere anche quest’anno la Champions con la propria fede nerazzurra è bizzarro quanto pericoloso. La provocazione la respingiamo con un sorriso di pietà a chi l’ha sollevata. La gran parte degli interisti che ieri sera era a San Siro segue l’Inter da quando questi signori puzzavano di biberon, stavano a giocare con il Lego, con le figurine Panini o stavano a pettinare le bambole. Gente che dell’Inter conosce i colori ma non la storia, i personaggi che l’hanno resa grande, la tradizione. Alla gran parte del secondo anello verde o agli sbarbatelli che negli altri settori ti guardano male se rifiuti loro l’euro per la fanzine provate a chiedere chi fossero Tagnin o Angelillo, Pellegrini, o Bedin. Li vedreste sbiancare, accendersi una sigaretta e magari ti mandano pure al diavolo.

I valori a cui loro si attaccano sono polvere al vento, deliri di un mondo solo loro, popolato da individui che solo allo stadio hanno la possibilità di dimostrare di esistere. E per fare ciò bisogna fare rumore. C’è chi lo fa in maniera positiva come succede in tutti gli altri stadi e chi, come la Curva nerazzurra attuale, ha scelto la linea dura contro Icardi per avere un’elemosina di visibilità. C’è una sorta di subdolo ricatto nel loro disegno di separare l’Inter dagli interisti veri. Pensano così di aumentare il loro potere nei confronti della società, di dimostrare a chi governa l’Inter che contro di loro niente è ammesso. E per raggiungere il loro scopo puntavano sulla disattenzione di San Siro, su una sorta di passepartout di benevolenza per tre coreografie organizzate in questa stagione. Il Meazza ieri sera ha risposta da par suo, isolandoli, irridendoli. Gli ha spiegato a suon di fischi e ceffoni quanto pesi la meschinità del loro atteggiamento.

Cosa pensano loro di Icardi interessa al pubblico del Meazza quanto il contenuto calorico delle arichidi peruviane. Se hanno dei problemi con l’argentino fatti loro, ce ne faremo una ragione. Una volta passati i tornelli e salite le rampe, alla gente importa solo che chi ha quella maglia la butti dentro. Ci hanno fatto chiudere lo stadio per due turni, hanno inneggiato alla Lazio mentre l’Inter era sotto con i biancocelesti, due striscioni pagati anche con i nostri soldi non valgono tanto. I loro idoli non sono i nostri idoli, la nostra Inter non è la loro Inter, l’Inter è una cosa troppo più grande e troppo più bella di loro e delle loro carognate. Quando se ne renderanno conto sarà sempre troppo tardi.

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