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Inter, una tempesta di emozioni da dominare, la scaramanzia pure

Inter news – Bboni, state bboni direbbe Maurizio Costanzo, almeno fino a domenica prossima.

I tre gol rifilati alla Roma sono l’entree perfetta per questa settimana che potrebbe davvero essere quella decisiva ma almeno fino a dopo Udine vietato sbracare come molti stanno già facendo. Gli interisti per il diavoletto bauscia che ogni tanto torna a farsi vivo, gli altri con chiari intenti gufatori. Ci siamo già passati sopra un paio di mesi fa quando in troppi si sentivano lo scudo già in tasca prima della doppietta di Giroud che ha spalancato le porte degli inferi, un errore di presunzione che stiamo pagando con le fibrillazioni di queste ore.

Stiamo bboni ma con la giusta consapevolezza di essere tornati bboni sul campo, dopo i 7 punti in 7 partite, dopo la scintilla di Torino. Solo un dato, dopo la vittoria contro la Juve 4 partite, 4 volte l’Inter è andata al riposo in vantaggio, cosa che nelle precedenti 9 gare era riuscita solo una volta con la Salernitana. Con la primavera son tornate a fiorire le rose di Barella e Calhanoglu, Lautaro si è ricordato di essere il 9 titolare dell’Inter e dell’Argentina, le prestazioni dei due croati ormai non fanno più notizia anche se il gol di Brozovic di ieri vale da solo il prezzo del biglietto. Se poi Dumfies si mette in testa di somigliare a Lukaku non ce n’è più per nessuno. Occhio all’olandese, al di là del gol  di ieri e del quasi gol con la capocciata sul cross di Dimarco,  per gol e assist (5 e 5) sta già  in scia all’Hakimi da 70 milioni, sbaglia ancora qualche scelta, deve imparare a fidarsi più della sua gamba ma i suoi margini di miglioramento sono enormi, ergo guai a parlare di mercato per lui.

Chi temeva la milanesità del sig.Sozza è rimasto deluso, l’arbitro è stato forse il migliore in campo,  chi continua a lamentarsi perché l’Inter gioca prima del Milan se ne faccia una ragione e risponda a suon di gol se ne è capace. La squadra ha sofferto la prima mezz’ora della Roma,  coperta corta e tanto pressing secondo lo schema antico di Mourinho. Quando ha deciso di rompere gli indugi ha sciorinato calcio di altissimo livello di fronte ad un avversario ricco di talento nei piedi e fosforo nella testa anche se ancora incerto nella personalità. Poi ha gestito sapendo gestire, ad inizio stagione non era per niente scontato, anche questo è un passo avanti, un merito da riconoscere a Simone Inzaghi.

Due protagonisti su tutti ieri, Calhanoglu che gioca la sua miglior partita in nerazzurro, fatta di assist da urlo, tentativi di centrare la porta da fuori area, mille palloni recuperati a metà campo, assistenza continua a Brozovic in fase di riavvio della manovra. Se il turco riesce a darsi continuità metà dei problemi del centrocampo del prossimo anno sono risolti.

Il secondo è stato il pubblico di San Siro, 75 mila presenze appassionate, affamate di Inter e di vittoria, con il cuore grande per i ragazzi di oggi e per chi, 12 anni fa, fece vivere al mondo nerazzurro i momenti più belli. Il coro dedicato a Josè Mourinho dopo il 3 a 0 è stato emozione pura, può sembrare una banalità piena di retorica ma la verità è che chi non è nerazzurro non può capire.

Lo Special ha risposto da par suo dopo la partita, “amo l’Inter e l’Inter ama me, sono i più forti… spero che vincano lo scudetto”.  A Mourinho possiamo credere, ad altri no.

PS:  un amico su Twitter faceva notare una cosa interessante. L’Inter vince il primno scudetto nel 1910, il 10mo nel 1966, 56 anni dopo. Quanti anni sono passati dal 1966? E’ solo scaramanzia, bboni, stiamo bboni…

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