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Inter, tocca a Conte decidere: su Gabigol una scelta importantissima

La battuta  di Fabio Caressa rivolta allo Zio Bergomi  “il calcio è strano, Beppe” è diventata un must  nei commenti del mondo pallonaro. Di Caressa si potrà dire tutto ed il contrario di tutto ma queste 5 parole spesso suonano come una grande verità. L’ultimo esempio è la storia di Gabigol, arrivato in Italia con l’etichetta del “nuovo Ronaldo“, ha attraversato la  serie A prima ed il  campionato portoghese poi con la velocità della luce, senza lasciare traccia di sé, se non per le ironie che hanno accompagnato entrambe le sue avventure europee.

A dire la verità non sono pochi i tifosi nerazzurri che hanno sostenuto la troppa fretta della società nel liberarsi da un giocatore “ingombrante”, sia economicamente che tatticamente.  Di certo le aspettative altissime che hanno accompagnato il suo arrivo in maglia nerazzurra hanno piegato le spalle ad un giovanotto appena ventenne, uscito per la prima volta dal Brasile, magari con una dose eccessiva di presunzione nello zaino.

Non lo aiutò di certo la situazione dell’Inter di quell’epoca, sbattuta tra cambi di proprietà a ritmo continuo e allenatori che non si persero più di tanto per aiutarlo ad ambientarsi, né il suo entourage, sempre pronto ad alzare la voce per chiedere uno spazio difficile da trovare tra Icardi, Palacio, Jovetic ed Eder.

Quando l’Inter lo rimandò al mittente (Santos) in prestito, a tutti parve la fine di una avventura iniziata male e finita peggio, ma l’importante era che fosse finita.

Tornato in patria, Gabriel Barbosa è esploso per la seconda volta. 18 gol in 35 partite il primo anno, 40 in 50 gare nella stagione attuale al Flamengo, con il titolo nazionale e la Libertadores che tornano a Rio de Janeiro soprattutto grazie a lui. Il  brutto anatroccolo è tornato di nuovo a trasformarsi nel cigno bianco più bello. In quanti ci avrebbero scommesso? Ecco perché il calcio è strano ma bellissimo, vero Beppe?

Stop alla storia, adesso passiamo all’analisi del presente e alle ipotesi sul futuro.

Le difese carioca non sono quelle europee? Vero,  ma  se questi numeri li ha fatti Gabigol e nessun altro un motivo dovrà pur esserci. Tre anni di differenza sono un tempo enorme nel processo di crescita di un calciatore: verità da scrivere a caratteri cubitali. Chi lo  ha seguito costantemente in Brasile, parla di una maturazione tattica esponenziale e per niente scontata,  favorita dal lavoro fatto dal tecnico portoghese Jorge Jesus. Lavoro certosino, maniacale,  sui movimenti in campo e sulla testa di Gabigol.

Alla fine di dicembre l’Inter si troverà in mano, per la seconda volta, un giocatore potenzialmente fortissimo, con un antico punto interrogativo ormai alle spalle e con un altro di fronte, cui dare una risposta stavolta definitiva: cosa è Gabigol per l’Inter adesso, un asset di bilancio da monetizzare al meglio per reinvestire  su altri o una possibile risorsa per un attacco numericamente in sofferenza, anche considerando che Alexis Sanchez riprenderà ad allenarsi solo dopo le festività natalizie?  Il mercato offre soprattutto giocatori con carte d’identità magari importanti ma anche corrose dal tempo e Suning non ha mai privilegiato giocatori in là con l’età e con gli ingaggi.

La responsabilità di questa scelta cadrà in primis sulle spalle di Antonio Conte. Sarà lui a doversi assumere l’onere di non sbagliare valutazione con Gabigol un’altra volta, sarà lui a dover giudicare se il cigno bianco tornato dal Brasile è davvero tale e soprattutto se tale può rimanere. Oppure se dal sudamerica torna all’Inter per l’ennesima volta solo una copia poco fedele  di un ottimo giocatore.

Attenzione: inutile invocare una seconda chance a prescindere con un giocatore che non è più quello di tre anni fa, che dopo gli ultimi mesi passati  da superstar assai difficilmente accetterebbe una panchina prolungata alle spalle di Lukaku e Lautaro.  Altrettanto rischioso il passo della cessione  pur di liberarsi di quello che, per tutto questo tempo, è pesato come un equivoco irrisolto.

Conte e Marotta nelle prossime settimane saranno chiamati ad ottimizzare al meglio il mix tra scelta tecnica e convenienza economica, compito improbo per chi, come i tifosi, non dispone di tutti gli elementi per la valutazione.

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