Inter news: Dzeko e Perisic vanno a comandare, Dumfries dove va?

di Mario Spolverini, pubblicato il: 20/10/2021

Inter news: la squadra di Simone Inzaghi non ha atteso Halloween per bussare alle coronarie dei 43mila presenti a San Siro. Arriva la partita decisiva con lo Sheriff? Meglio portarsi avanti col lavoro. Lo scherzetto era pronto e infiocchettato, quando Thill ha centrato l’angolino di Handanovic la maggior parte dei presenti ha sorriso ancor prima di imprecare. Poi, alla fine, i burloni nerazzurri hanno deciso per il dolcetto e tutto è bene quel che finisce bene.

Dopo il triplice fischio (qui potete rivivere le emozioni del match), mentre si scendevano le rampe dello stadio saliva una domanda: con il 3 a 1 ai moldavi, l’Inter ha dato una sterzata alla stagione oppure ha acquistato solo un po’ di tempo? La vittoria è stata netta. I nerazzurri hanno avuto valanghe di occasioni reali o potenziali ma le ripartenze dello Sheriff (soprattutto nel primo tempo), spesso in superiorità numerica, lasciano il sapore strano di una fragilità persistente che rischia di diventare letale non appena il livello tecnico degli avversari sale. Ogni riferimento al prossimo derby d’Italia è puramente voluto.

Restano certezze e dubbi.

Tra le prime l’importanza di Edin Dzeko, al di là del gol bellissimo, il bosniaco ha dimostrato l’importanza della sua esperienza. Una presenza continua ed importante in ogni parte del campo, la saggezza tattica che gli permette di fare sempre le scelte giuste per sé o per i suoi compagni (l’assist per Vidal nel secondo gol è un vero cioccolatino) e per finire qualche assistenza in difesa che ha infiammato il popolo nerazzurro. E poi. Ivan Perisic, uno che come il vino migliora anno dopo anno. Dopo essere stato spesso bistrattato, Ivan ha raggiunto una maturità tattica di altissimo livello che gli permette di essere decisivo in entrambe le fasi (ne parliamo anche in questo articolo). I pali gli hanno detto di 'No', ma se si spacchettasse la sua prestazione, minuto dopo minuto, risulterebbe evidente quanto abbia inciso nella costruzione offensiva quanto nelle coperture dietro per tutta la gara.

Il dubbio irrisolto più importante resta quello dell’equilibrio della squadra. Se Milan Skriniar funge per tutta la partita da stantuffo per portare su palla (ah, quanto manca Christian Eriksen), se Federico Dimarco anche se schierato inizialmente nei tre dietro pompa continuamente da metà campo in su al pari di Denzel Dumfries, è chiaro che la squadra va in sofferenza non appena gli avversari recuperano palla. La difesa nerazzurra è fisica e tecnica ma poco veloce, scoprirsi per andare a cercare fortune in territorio avversario significa fare densità la davanti ma lasciare praterie agli avversari. Finchè hai davanti Adama Traore e Bruno Souza puoi anche portare a casa la pagnotta quando incroci Chiesa e Cuadrado rischi di pagare pegno in maniera pesantissima.

Alla voce dubbi si iscrive di diritto anche Dumfries, San Siro gli ha riservato ieri sera il famoso brontolio che rotola dal terzo anello fino in campo condito da qualche fischio. L’olandese ha sbagliato di tutto di più: un paio di gol, controlli importanti, diversi posizionamenti in fase difensiva. Il ragazzo appare incerto. E in alcuni momenti, addirittura, spaesato rispetto al resto della squadra. L’errore da far cessare immediatamente è il continuo confronto con Achraf Hakimi: troppa la differenza tecnica anche se, va ricordato, pure il marocchino nella prima parte della stagione non aveva fatto fuochi artificiali (qualcuno ricorda il suo errore a Madrid?) prima di esplodere da dicembre in poi. Dumfries merita tempo. Lui deve metterci del suo a metabolizzare alla svelta quel che Inzaghi pretende da lui.

Oggi (mercoledì) mancano quattro giorni alla Juventus. Quattro giorni per lavorare su tempi e spazi in campo. Massimiliano Allegri sta ricostruendo, da par suo, l’equilibrio di una squadra inizialmente irriconoscibile facendo di necessità virtù – primum non subire – chi se ne frega dello spettacolo e poi un gol ci scappa sempre o quasi.

Realismo e praticità: due fattori che anche Inzaghi deve segnare nella sua agenda, il bello deve ancora venire.


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