Il dopo Mourinho sta per chiudersi. Il finale riserva una sorpresa shock?

di Mario Spolverini, pubblicato il: 05/02/2019

 

E’ passato un secolo o forse più da quel 22 maggio 2010 quando il cielo si colorò di nerazzurro e Madrid divenne sinonimo di travasi di bile non ancora terminati. Mourinho se ne andò senza salutare, i vetri oscurati dell’auto di rappresentanza del Real nascosero forse le sue lacrime, di certo il suo ghigno per aver fregato tutti. Come sempre, visto il personaggio. Massimo Moratti quella sera onorò la promessa fatta a suo padre Angelo e a tutti i tifosi, aveva riportato l’Inter in cima al mondo, su un piedistallo irraggiungibile ancora chissà per quanto tempo. Quello che è successo da quella notte è inutile raccontare, una discesa agli inferi economici e sportivi fotografati dal Settlement Agreement e da sconfitte immonde, tutte ben rappresentate dal Beer Scheva. Un grassoccio uomo d’affari indonesiano che diventa Presidente dell’Inter non lo si poteva immaginare neanche nel decorso di un coma etilico, eppure è successo.

Ed è successo pure che l’Inter perdesse andata e ritorno con il Novara, che quattro allenatori si dessero il cambio in panchina in un solo anno , che San Siro abbia osannato e anche rimpianto il Divino Jonathan e il pittbul Medel.

Sembrava un tunnel senza fine, ma pochi avevano messo in conto l’abilità di Erik Thohir, innamorato si del calcio ma assai più del profumo dei soldi. Soldi cinesi, tanti soldi, pecunia non olet come dicevano i latini. Suning ha preso il timone di una barca rimessa tra le onde dopo aver rischiato il naufragio e il cantiere di Nanchino ha lavorato alla grande. L’Inter non è ancora uno yacht da favola ma ha ripreso a frequentare i porti dei vip europei, quelli della Champions. Messa alle spalle l’immagine della sorellastra brutta e sfigata, costretta dal FFP a far mercato solo al discount o con prestiti di materia prima ma di seconda mano, si ricomincia a veder circolare il cash ed a pronunciare, sempre sottovoce, nomi che fino allo scorso anno avrebbero fatto gridare al TSO.

L’Uefa molla la giugulare nerazzurra azzannata per 4 anni con il Settlement, l’Inter torna lentamente ad essere appetibile per i protagonisti veri del calcio europeo, San Siro si riveste a festa per serate di gala come con il Tottenham ed il Barca. Manager per niente abituati alle ristrettezze bensì avvezzi a maneggiare cifre colossali come Beppe Marotta scelgono l’Inter come approdo sicuro per la loro carriera e per il loro portafogli.

Si torna a respirare, si torna a sognare. Quando a Roma la prende Vecino l’Inter capisce che il brutto anatroccolo si sta trasformando in un bel cigno, quando Vecino la riprende a San Siro con gli inglesi si illude di poter stare tra le più belle del reame. Non ancora, non è ancora tempo, l’inizio di questo 2019 lo sta urlando per svegliare tutti dal sogno. E ci sta riuscendo benissimo purtroppo.

Ma la strada è segnata, deve esserlo, il passato è troppo brutto anche solo a ricordarlo. Spalletti, filosofo di vita e di sport, deve garantire che bene o male, tra mille difficoltà, si continui a costruire il futuro. Poi anche lui con tutta probabiltà entrerà tra le memorie. In quel momento inizierà la terza ed ultima puntata di questo racconto.

Una notizia riportata stamani da tutti gli organi di informazione ha fatto traballare le coronarie di molti. Jorge Mendes, il principe dei procuratori, avrebbe già contattato Corso Vittorio Emanuele per riportare in quelle stanze e sulla panca nerazzurra il suo amico e connazionale Josè Mourinho. Le cronache giornalistiche dicono che il suo sogno sarebbe quello di vedere i due totem del calcio lusitano l’un contro l’altro armati, nel derby d’Italia del prossimo anno.

Difficile dire se per l’Inter sarebbe un buon affare. Molti sperano di continuare a tenere il santino dello special one nel portafoglio, per poterlo ricordare sempre da trionfatore, senza dover temere macchie impure su quella immagine sacra. Altri non vedono l’ora di riaverlo in panchina ad esaltare la squadra ed in conferenza stampa a mettere le museruole a chi se le merita. Se il fatto si avverasse, alfa e omega di questi 10 anni andrebbero a coincidere in uno di quegli scenari che solo il calcio sa disegnare. E chi non ci crede provi ad immaginarsi San Siro quel giorno, se ci riesce.

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