Chissà come Antonio Conte avrà trascorso il post partita di Inter-Sassuolo. Probabilmente ripensando alle situazioni di gioco che non hanno funzionato, magari ascoltando un celebre brano di Francesco Guccini. È difficile – volendo adoperare le parole del noto cantautore – parlare dei fantasmi di una mente e di certe crisi, segno di qualcosa dentro che sta urlando per uscire. Quei fantasmi che, puntualmente, si ripresentano facendo perdere punti per strada. Conte avrebbe – condizionale d’obbligo – dovuto rappresentare il netto distacco col passato. Se è vero che la squadra è rinnovata rispetto all’undici della scorsa stagione, è altrettanto vero che l’allenatore salentino è stato scelto per vincere.
I numeri non mentono mai, e l’Inter si ritrova, di fatto, fuori dalla Champions League, estromessa dalla corsa scudetto – ad undici partite dal termine distanziata dalla Juventus da otto punti – eliminata dalla Coppa Italia, e con la sola Europa League. Un trofeo prestigioso, sia ben chiaro, che i nerazzurri dovranno assolutamente conquistare. L'augurio è che si possa parlare di una stagione non avara di soddisfazioni ed evitare paragoni con l'Inter di Luciano Spalletti.
Spalletti è il passato, un dolce passato che ha visto l’Inter tornare in Champions League al primo anno, e bissare la qualificazione al torneo europeo più prestigioso nel campionato successivo. Qualcuno – addetti ai lavori e non – chiedeva di più, e Spalletti è stato esonerato. Per quel qualcosa in più – leggasi trofei in bacheca – è stato scelto Conte. La speranza è che, al termine della stagione, la bacheca non continui ad essere solo ricca di polvere. Altrimenti i fantasmi della mente non smetteranno di ronzare.
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