Abolito il letargo invernale dell’Inter?

di Luciano Oggiano, pubblicato il: 04/01/2019

Da Dicembre 2017 a Dicembre 2018, un clima diverso

Nel campionato scorso, l’Inter chiudeva con 41 punti in classifica il girone di andata. Oggi, dopo la vittoria ad Empoli, ne conta 2 in meno (39), ma da un Dicembre all’altro si respira un clima diverso. Segni di un livello qualitativo in rialzo, rispetto al precedente in cui il letargo invernale dell’Inter, quest’anno finalmente non pervenuto, si era manifestato in modo drammatico. Oggi, un distacco di ben 9 punti dal quinto posto, consente di navigare in relativa tranquillità in zona Champions, forte di 7 punti di vantaggio sulla Lazio quarta. Archiviata non senza polemiche e schermaglie dialettiche la bella vittoria con il Napoli, mettiamo in cascina altri 3 punti ancora nel finale di partita. Contro l’ Empoli, si è vista una squadra in leggera flessione atletica, oltre che di gioco, anche per la squalifica di Brozovic. Naiggolan, nella ripresa, è passato un pò in sordina per l’incompleta riabilitazione fisica del giocatore, e per il caso sollevato dall’esclusione e la multa prima dell’incontro col Napoli. Conferma per Keità, che va oltre al gol della vittoria, in promettente crescita di rendimento. Buone conferme anche per Politano, ottimo cursore sulla fascia destra.

Spalletti, con quella faccia un pò così…

…non è quella che “abbiamo noi a Genova” (brano musicale di B.Lauzi), ma quella che aveva lui, mister Luciano, dopo il gol di Keità al Castellani di Empoli. Non era la faccia di chi aveva appena conquistato 3 punti, e si confermava con l’Inter saldamente al 3° posto solitario in classifica, a metà campionato. A mio modesto parere, era più giusta la faccia “un pò così” che aveva proprio lui a Genova, dopo ìl gol di Brozovic in Samp-Inter del 23 Settembre scorso. Una faccia di rabbiosa esultanza nelle telecamere, dopo la convalida del VAR, che vorremmo vedere più spesso (senza espulsioni). L’antitesi di quella faccia incongrua, pensierosa, priva di grintosa e giustificata esultanza che ha esibito al gol di Keità a Empoli. Eppure le circostanze, VAR a parte, erano simili a quelle di Genova: finale di partita, vittoria agguantata, gara non esaltante ma risultato prezioso. Contegno? Mister, anche al contegno si possono concedere schizzi di euforia senza ritegno. Imiti più spesso qualche suo collega sanguigno, o anche qualche giocatore, ma non si tolga giacca e camicia. Anche se, per ora, rischierebbe più un raffreddore che una squalifica…

Mercato, attenti alle cantonate che poi diventano rimpianto

Qualcuno sentirà odore di bruciato nell’aria, memore di operazioni di mercato passate, ma ancora fresche nella memoria. Lo scacchiere del campionato si accinge a spostare diverse pedine, e in casa Inter rievoca qualche recente passaggio che avrebbe potuto avere miglior destino. La memoria che scava nel tempo rispolvera nomi che ancora oggi fanno male al buonumore. Roberto Carlos, un  poderoso terzino brevilineo dal tiro al fulmicotone, male “annusato” da quell’inglese di nome Hodgson. Arrivò all’Inter per una sola stagione (1995/96) e richiuse subito la valigia, destinazione Real. Chi sa di che si sta parlando, non ha bisogno di ulteriori dettagli. Di vitale importanza dunque, evitare presunte cantonate, che poi diventano rimpianto. E qui, come rimpianto non posso esimermi dal citarne altri: Paul Ince, inglese tosto e guerriero, autentico trascinatore del centrocampo, all’Inter un paio di stagioni dal ’95 al ’97. In epoche recenti, non dimentico il nome di Cancelo, che pur se esiliato dall’Inter per cause di forza maggiore (FFP) aveva mostrato ottime qualità ora, purtroppo, utili alla Juventus. E per finire, quel Rafinha, non riscattato per motivi identici a quello di cui sopra, ma rimasto nel cuore dei nerazzurri.

Coutinho, dalla samba del Vasco de Gama al rock europeo

Altro nome dell’epoca post Mourinho, è Coutinho. Il ragazzo (18anni) tutto “brazil” arrivava subito dopo il triplete, per la cifra irrisoria di 3,5 milioni. Le sue qualità erano subito apparse notevoli, ma attenuate da una apparente gracilità fisica. Statura modesta, portamento timido e talvolta impacciato, comprensibile per un ragazzino. Dalla samba del Vasco de Gama, sbarca nel rock del calcio europeo tutto agonismo, tattica e frenesia. 3 anni in tutto, con break di un prestito all’Espanyol, poi via Liverpool approda al Barcellona. Il prezzo, 160mln destinati a crescere, lascia l’amaro in bocca all’Inter, soprattutto a chi capisce di calcio. Ma non per il valore esponenziale acquisito, quanto per la nuova sensazione che sia sfuggito un altro elemento in grado di fare davvero la differenza.  Dopo di lui, anche Kovacic provoca mugugno: talento non al livello di un Modric, ma di certo al di sopra della media, di cui si è impadronito il Real Madrid. Da questi inciampi del passato, giunga il monito all’Inter di oggi: occhio a cedere alle facili tentazioni sugli affari in uscita, con nomi come Skriniar, Brozovic e Icardi. Senza perdere di vista nemmeno Ivan “il terribile”, momentaneamente in apnea ma che potrebbe riemergere, facendo tornare a Spalletti la faccia “un pò così” di lui a Genova

 


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