Non è ancora l’Inter di Conte. Ecco i motivi

di Raffaele Garinella, pubblicato il: 29/06/2020

La vittoria è una delle poche cose da salvare della prestazione di Parma. Non ce ne voglia l’ottimo Stellini, ma l’Inter – per quanto visto in campo almeno per ottanta minuti – ha raccolto più di quanto seminato. Se è vero che ci sono state occasioni importanti per i nerazzurri, è altrettanto vero che il Parma avrebbe potuto chiudere il primo tempo sul 2-0. 

E nessuno avrebbe gridato allo scandalo, resti ben inteso. A quel punto sarebbe stato molto più complesso ribaltare il match, ancor più che il Parma è squadra che gioca molto bene – anche e non solo – con le ripartenze. La velocità di Gervinho e Kulusevski ha creato più di un grattacapo al terzetto difensivo nerazzurro. 

L’unico che ha retto è stato De Vrij, abile anche in zona gol, come testimonia il provvisorio 1-1. D’Ambrosio e Godin non giocavano da tanto tempo, un’attenuante deve essergli riconosciuta, ma a preoccupare, indipendentemente dagli interpreti, è stata la fase difensiva. La precedente gara contro il Sassuolo avrebbe dovuto rappresentare un campanello d’allarme. 

Le assenze di Brozovic e Sensi a centrocampo pesano come un macigno nella gestione del pallone, ed é lapalissiano che tenendo meno il pallino del gioco aumentano i rischi. Eriksen fa quel che può, e se non adeguatamente supportato dai compagni di reparto, va in difficoltà. 

Tutte cose che Conte, ottimo allenatore, avrà già notato. Serve una sterzata, soprattutto sotto il profilo psicologico, perché la sensazione è che l’Inter del ritorno abbia smarrito le certezze conquistate in un superlativo girone d’andata. Ci sono ancora tante partite, un terzo posto da blindare ed una Europa League da vincere. Vietato abbassare la guardia.


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